Appena nato pesa solo due chili. Ragazzetto, comincia a lavorare come garzone di salumeria a Novi Ligure dove incontra colui che tanta parte avrà nei suoi trionfi: il massaggiatore cieco Biagio Cavanna, autentico 'santone' del ciclismo che negli anni precedenti era stato con Girardengo. E' Cavanna ad insegnare al giovane Fausto il mestiere della bicicletta....
Disputa la sua prima gara nel luglio del '37 alla Boffalora, ma è nell'estate del '38 che centra la sua prima vittoria.
Nel '39 partecipa come indipendente ad una corsa a Pavia; Cavanna scrive a Rossignoli della Bianchi: "Caro Giovanni, ti mando due corridori. Uno, il Coppi, vincerà; l'altro farà quel che potrà".
Coppi vince e l'anno successivo passa professionista come gregario della Legnano di Gino Bartali. Al suo esordio al Giro d'Italia sbaraglia il campo nella tappa Firenze - Modena: una incredibile fuga iniziata sull'Abetone sotto il diluvio e conclusa trionfalmente conquistando la Maglia Rosa che difenderà sino al termine.
Due anni dopo al velodromo Vigorelli di Milano stabilisce il nuovo record dell'ora.
Ma è la guerra a tarpare le ali al giovane campione. Spedito in Africa con la fanteria (Divisione Ravenna), è fatto prigioniero dagli inglesi. Proprio al seguito delle truppe britanniche, con funzioni di attendente di un capitano, rientra in Italia nel '45 correndo alcune gare per la S.S. Lazio.
Nel 1946 nasce il binomio che diverrà leggenda: Fausto Coppi si accasa alla Bianchi. Quella bianco-celeste, la maglia di 'un uomo solo al comando', sarà la sua casacca per un decennio.
Il binomio dà subito i suoi frutti: vince la sua prima Sanremo con una fuga epocale e 14 minuti di vantaggio sul secondo in classifica (la radio annunciando la classifica poco dopo il suo trionfo disse "Primo classificato Coppi Fausto; in attesa del secondo classificato trasmettiamo musica da ballo..."); quindi, tre tappe al Giro (vinto da Bartali), il G.P. delle Nazioni, il Circuito di Lugano, il primo dei suoi 5 giri di Lombardia (1946-47-48-49-54).Nel 1947 concede il bis: a 7 anni di distanza rivince il Giro d'Italia.
Nasce in quegli anni la formazione che entrerà con lui nel mito: Carrea, forte in salita e maglia gialla per un giorno al Tour '52, Milano, formidabile passista, e poi Gaggero, Giacchero, Gismondi e naturalmente Serse Coppi, l'amato fratello che vincerà la Parigi - Roubaix del '48, per poi morire tragicamente in corsa al Giro del Piemonte del 1951.
Nel '48 centra la seconda accoppiata Sanremo - Lombardia oltre a Giro dell'Emilia, Tre Valli Varesine e due Tappe al Giro d'Italia.
Il '49 è l'anno della definitiva consacrazione a livello mondiale. Fausto vince ancora Sanremo e Lombardia, al Giro firma quella che sarà la sua impresa più celeberrima con 192 chilometri (e cinque colli alpini) di fuga nella tappa Cuneo - Pinerolo: il giornalista Mario Ferretti apre la sua radiocronaca con una frase che farà epoca: "Un uomo solo è al comando; la sua maglia è bianco-celeste; il suo nome è Fausto Coppi". Vinto il suo terzo Giro si appresta ad affrontare il suo primo Tour de France: nessuno è mai riuscito a centrare la doppietta nello stesso anno e Fausto parte malissimo perdendo nelle prime tappe oltre mezz'ora. Poi come d'incanto risorge domina le due lunghissime cronometro e stacca tutti alla sua maniera nella Briançon - Aosta. E' il trionfo: in Francia nasce il mito di 'Fostò'.
Al Mondiale di Copenaghen, su un tracciato piatto come un biliardo, si piazza terzo dopo il principe delle volate Van Steembergen e Kubler.
Il 1950 è per Fausto l'anno delle grandi classiche del Nord: vince infatti la Parigi - Roubaix e la Freccia Vallona.
Il 1951 resta nella memoria per la scomparsa di Serse che segna Fausto nel profondo; dopo un buon Giro chiuso con due vittorie di Tappa, partecipa al Tour con la morte nel cuore.
Nella tappa di Montpellier attraversa una crisi spaventosa dalla quale esce solo con l'aiuto dei suoi fedeli compagni di squadra. I tifosi francesi rivedono per un attimo il vero Fausto nella Gap- Briançon dove trionfa dopo una lunga fuga: ma non può esserci gioia.